martedì 4 dicembre 2018

Ora lo sappiamo!


Ormai lo sappiamo che l'anno sta finendo e neanche il 2018 ha visto un album dei Rifflessi. C'è da dire però che ci siamo impegnati a pubblicare un bel po' di materiale e sono sicuro che il 2019 ci porterà soddisfazioni e forse qualche novità.
Ci accingiamo dunque a chiudere l'anno con un nuovo singolo che porta con sé due brani molto diversi.
Sul primo "lato" vi presentiamo quello che potrebbe essere il nostro tributo ad un film che ci ha fatto sognare, intriso com'era di voglia di emergere, successi, insuccessi, tutto intorno alla (breve) vita di un gruppo musicale immaginario in stile Beatles. Un po' come i Rifflessi, insomma.
E' per questo dunque che accanto a diversi clichè delle canzoni di piena "beatlemania" si possono scorgere sonorità leggermente più moderne (basta ascoltare le due canzoni di punta di "Music Graffiti" per capire di cosa sto parlando e se i cori che si rincorrono non vi piacciono, Stefano vi darà ragione). L'assolo tra l'altro ha sempre voluto essere una sorta di "abbraccio sonoro che si espande come la platea di un teatro antico" (non saprei come descriverlo meglio), qualcosa difficile da esprimere, ma che fortuitamente è trovo sia rappresentato molto bene dalla decorazione del soffitto che vedete in copertina. Aspettare la pubblicazione di questo brano (che era virtualmente pronto già diversi anni fa) ha oltretutto regalato una grande soddisfazione: finalmente anche sui brani dei Rifflessi si può riascoltare dai tempi di "Baciami Così" una dodici corde elettrica, tra le ultime arrivate nel nostro arsenale. Era davvero l'ingrediente che mancava.


Sul "lato" opposto troviamo invece un brano dal sapore autunnale, quasi completamente acustico: a parte un paio di interventi di chitarra elettrica (di cui il più lungo suonato dal nostro Paolo per la prima volta alla chitarra in una registrazione) tutti gli strumenti sono stati ripresi da un microfono.
Il nostro batterista comunque non si è limitato a suonare, ma ha anche prestato la voce per la traccia principale.
Gli arrangiamenti cercano di rappresentare quella tipica malinconia autunnale da "ritorno a scuola", quella mestizia per qualcosa che è finito (niente di filosofico: l'estate e la libertà) che ci fa un bloccare a singhiozzo (provate a contare gli stop nel brano) e che ci affloscia (la chitarra slide si presta bene a questo proposito). Nel frattempo il tempo peggiora e cominciano le piogge e i tuoni (i colpi di timpano).
Da notare che il simpatico intro di batteria, frutto di una semplice prova microfoni, ha rischiato di non essere incluso nel mix finale fino a poco tempo fa. La piattata conclusiva è invece il nostro "vorrei, ma non posso" di quando ripensiamo al gong che avevamo a disposizione su "Neanche Un Po'".



Non so ancora bene quando uscirà il nostro prossimo album, ma sono sicuro che questi due pezzi ci saranno e potrete apprezzarli anche in stereo.

Due chitarre, tre manici, ventiquattro corde:
la sezione "ringhiosa" dell'arsenale dei Rifflessi.

Paolo nel 2012 con la chitarra
con cui avrebbe registrato qualche anno dopo
la sua traccia di "Sono Un Po' Giù".

mercoledì 3 ottobre 2018

Che vita da cani!


Aperitivi di matrimonio, musica, pranzi di matrimonio, chitarre, cene di matrimonio...come si evince dalla foto in questi ultimi anni la nostra non è stata certo una vita da cani. Tuttavia però nel lontano 2013 ci venne proposto di realizzare un breve video da proiettare per una raccolta fondi in favore di un canile viterbese (la mia memoria non mi permette di essere più specifico). Quello che ne scaturì, piuttosto che un semplice saluto per dimostrare il nostro sostegno, fu un brano - o meglio - un ritornello che io e Stefano registrammo al volo con chitarra, piano e voci. Il provino per studiare il pezzo sembrava promettente, ma per lungo tempo rimase sepolto da mille altre priorità e rimase niente più di quello che era, ossia una strofa/ritornello armonizzata e ripetuta varie volte, intitolata "Forse Mi Sbaglio".
Quasi tre anni dopo (e qui posso essere specifico grazie allo storico delle registrazioni) la svolta: il pezzo fu dotato di una variazione, forse l'unica vera parte della canzone che piaccia a Stefano (!).
A fine 2016, in una delle nostre ultime registrazioni in sala, Paolo completò le tracce di batteria, svolgendo un ottimo lavoro soprattutto riguardo alle sovraincisioni della parte di mezzo, cosa dovuta alla sua seconda vita di percussionista della banda di Orte.
E poi cosa è successo?
Gli ultimi due anni hanno visto tagli, riduzioni, modifiche ai cori, strumenti inseriti e poi tolti e soprattutto mixaggio, tanto mixaggio. Non sono ancora sicuro che sia a posto, ma quale pezzo lo è mai veramente?


Il lato B di questo singolo ha una storia persino più antica. Il primo provino data al 2011 ed inizialmente voleva essere un esercizio per dimostrarmi che sapevo ancora fare un pezzo con soli tre accordi, cosa che sembra facile, ma gli addetti ai lavori sanno quanto sia probabile scadere nel già sentito.
Difficile da credere adesso, ma per qualche tempo il brano è stato ispirato alle sonorità di Buddy Holly e a quelle dei Beatles di Beatles For Sale e questo è stato il suo suono per circa quattro anni, fino a che con l'aggiunta di chitarra hawaiiana, sezione di fiati (grazie, inventore del kazoo) e soprattutto la batteria di Paolo in una delle nostre prime registrazioni "a distanza" il brano ha cominciato ad assumere sonorità alla Ob-La-Di, Ob-La-Da, inequivocabili dalle prime note della linea del basso. Sorvolerò sul periodo di mezzo in cui la batteria di prova era elettronica.
Tutto il resto, anche in questo caso, è stato lavoro di cesello, cesello continuo fino agli ultimi giorni in cui il pezzo stesso ci pregava di essere pubblicato, per non rimanere soltanto un provino nascosto nella memoria del computer.


E come al solito, in appendice:


Io e Stefano che scattiamo selfie per provare 
l'inquadratura del video della prima versione
di "Che Vita Da Cani".


La tanto usata e abusata 
chitarra hawaiiana di Thomann.

mercoledì 4 luglio 2018

Paternità!


Mentre l'estate prosegue a suon di matrimoni e cover, eccoci tornare a pubblicare del materiale originale. Come la foto e il titolo lasciano chiaramente intendere, questo nuovo singolo è incentrato sul tema della paternità, piuttosto caro da qualche anno al nostro Stefano e al nostro Paolo, qui ritratti con le rispettive eredi (Enrico per adesso coccola ancora le sue chitarre).


Mentre però i figli richiedono un periodo di gestazione di nove mesi, Bimba Mia per venire finalmente alla luce ci ha messo circa dieci anni. Le origini risalgono alla forte influenza che ebbe in quel periodo la scoperta delle ballate orchestrali dei Beach Boys, tant'è che infatti il cantato era stato immaginato tutto in falsetto. Diverse derisioni più tardi da parte di chi aveva ascoltato i provini convinsero l'autore, dopo aver quasi gettato nel cestino il brano, a reimpostare il cantato un'ottava sotto - almeno nella strofa. Grazie anche alle migliorate tecniche di registrazione a distanza nell'ultimo anno il pezzo ha visto finalmente la collaborazione di Stefano e Paolo alla definitiva realizzazione della canzone.


Dalla tematica alquanto simile, così come per lo stile, anche questo brano ha risentito nel corso degli anni di un abbassamento di tonalità, perché si sa, in testa siamo tutti bravi a cantare come Carl Wilson, ma poi quando si arriva alla prova pratica il confronto non regge. La base era però talmente in stato avanzato che piuttosto che risuonare il tutto si è preferito abbassare tutto (grazie Cubase) mediante un paio di semplici click (ecco perché il basso è così basso e il cigolio del pedale del pianoforte così evidente).
E' stata posta idealmente sul lato B di questo singolo, ma Rebecca è un brano importante perché sin'ora l'unico nato da un sogno (ovviamente un sogno da beatlesiano perso).

Ero su una scalinata assolata, tipo quella di un teatro antico.
C'erano John Lennon e Yoko Ono che cantavano questo brano (ricordo ancora il testo in inglese!),
tuttavia nella mia mente pensavo che "Paul la cantava leggermente diversamente"
e così mi sono svegliato canticchiando il motivetto.
Quando ho realizzato di essere sveglio non ho fatto altro che cantare e ricantare il tema
per non dimenticarlo. Il testo è una traduzione quasi letterale di quello che avevo sognato.

La parte centrale tra l'altro è una variazione di un brano ancora più vecchio (1998?) con una strofa che però non funzionava affatto, ma dei vecchi pezzi - come del porco - non si butta via niente.

Perché il suono fosse veramente il "suo" mancava una sezione fiati, ma come fare visto che fisicamente i fiati non c'erano? L'ispirazione come sempre quando non viene dai Beatles è venuta dai Beach Boys: armonica! Così quella che si sente alla fine è una sezione di armonica cromatica sovraincisa più e più volte per fare effetto banda (con tanto di "ottavino").


La "sezione fiati" di Rebecca.

mercoledì 23 maggio 2018

SURF INSTRU-MENTALS vol.2!


L'estate tarda ad arrivare, ma ecco qui già pronto il secondo volume di Surf Instru-Mentals, una serie di EP che abbiamo deciso di dedicare alla musica surf strumentale. Microfoni spenti, solo chitarra, basso e batteria per quattro pezzi super reverberati!


Apriamo le danze con Rebel Rouser di Duane Eddy, direttamente dal 1958 il primo twangy style del chitarrista americano. Personalmente lo amiamo sia per l'aria festosa, sia perché ai matrimoni ci svolta i momenti morti.


Chiude il primo lato Walk Don't Run, il jazz di Johnny Smith del 1954, reinterpretato da Chet Atkins e consacrato a standard surf dai Ventures nel 1960. Senza una Fender non è immaginabile (grazie Dario).


Si riparte con il lento dei lenti: Sleepwalk, l'ultimo strumentale numero uno degli anni '50 scritto e interpretato dai fratelli Farina, meglio conosciuti come Santo e Johnny. Ci voleva una chitarra hawaiiana, che ci sarebbe pure nel nostro arsenale, ma ci manca ancora chi la sappia suonare a dovere. Meglio una tradizionale Strato per noi.


E dalle atmosfere cupe del primo lato si arriva alla conclusione del secondo con la simpatica Perfidia scritta da Dominguez, che dalla fine degli anni '30 è stata registrata praticamente da tutti, compresi Shadows e Ventures che ci hanno ovviamente ispirati. Quindi perché non farne una nostra versione?

La Stratocaster usata per Surf Instru-Mentals,
gentilmente concessa da Dario.

mercoledì 25 aprile 2018

Siamo cambiati (mica poi tanto)!


Col tempo si cambia: cosa succederebbe se a Enrico ricrescessero i capelli? E se Stefano se li tagliasse? E se Paolo si facesse una zazzerona? Ecco, la foto qui sopra cerca di rispondere a questa domanda e ci mostra i Rifflessi in piena metamorfosi e fusione.
In studio (si fa per dire) di registrazione succede un po' la stessa cosa, si porta un'idea e gradualmente essa prende le sembianze di tutti quelli che ci mettono le mani. "STAI CAMBIANDO" è uno di quei casi: un brano vecchissimo che risale agli albori del gruppo. E' passato di mano in mano ed ha cambiato tante facce, ma quello che di sicuro non ha perso - speriamo che si senta - è il piglio "Rokes", Italia anni '60 che doveva avere sin dall'inizio. Gli ingredienti ce li abbiamo messi tutti: la chitarra 12 corde, le rullatone de "Il Paradiso" e persino una minuscola traccia di organo elettrico (bravo chi la sente).


Come lato B abbiamo scelto un brano ancora in piena metamorfosi, ma cui tenevamo troppo per non pubblicarlo subito. "DOV'E' IL MIO AMORE" ha un arrangiamento ridotto all'osso e da qui alla pubblicazione su album potrebbe diventare qualunque altra cosa come rimanere esattamente identico. Preparate le cuffie e regolate l'equalizzazione perché tra un Hohner Pianet e un Longhorn a tutto volume le basse frequenze la faranno da padrone, bilanciate però dalla brillantezza di una chitarra da barbiere anni '50 (grazie nonno e grazie cugino) ed uno zither.



Lo zither utilizzato per la canzone.


La chitarra del nonno (a sx) vicino ad una Hofner.

giovedì 12 aprile 2018

Italiani e italo-americani!


Abbiamo deciso di riaccendere i microfoni delle voci per questo EP-tributo ai cantanti italiani e italo-americani degli anni '50 e '60!


Apre il primo lato "Come Prima", arrangiata alla maniera di Tony Dallara. Uno slow rock per avviare questo viaggio negli anni '50!


Segue "Denise", portata al successo dagli italo-americani Randy and the Rainbows: uno dei doo-wop più romantici e d'impatto di tutti i tempi.


Sul lato B un tributo a due grandi crooner italo-americani: il primo è Perry Como e la sua interpretazione del grande classico "Magic Moments" scritto da Burt Bacharach.


In conclusione la nostra versione di "Brazil" (inizialmente "Aquarela do Brasil"), brano del 1939 magistralmente reinterpretato dall'italo-americano più famoso di tutti: il nostro amatissimo Frank Sinatra!

sabato 7 aprile 2018

SURF INSTRU-MENTALS vol.1!



Era nell'aria, avevamo voglia di pubblicare del materiale nuovo e l'estate si stava avvicinando: cosa poteva essere meglio di una selezione di strumentali surf? Scorrendo la scaletta ci siamo accorti che però nel nostro repertorio ce n'erano davvero tanti e un solo EP non sarebbe stato sufficiente. E' così che abbiamo optato per una serie di "volumi" che raccogliessero tutti quei pezzi che in qualsiasi momento dell'anno ci portano una ventata di salsedine. Volevamo però restituire più fedelmente possibile la sensazione di tutte quelle estati passate a suonare sulle spiagge e per questo abbiamo lasciato da parte sovraincisioni e strumenti aggiuntivi, preferendo il vero suono dei Rifflessi dal vivo: una chitarra, un basso ed una batteria. Per questa volta abbiamo anche spento i microfoni delle voci!


Ad aprire il disco Pipeline, una perfetta introduzione alla musica surf, con il suo glissato iniziale e il ritmo incalzante.




 Apache ci trasporta invece in un western e sembra di essere al galoppo in una prateria.


Il lato B si apre con il primo brano della coppia di strumentali surf che abbiamo in repertorio tratti dal film Pulp Fiction. Non è stato facile rendere l'assolo urlato di sassofono con una chitarra, ma un'atmosfera struggente pervade tutta la traccia.


Chiude la rassegna Misirlou, il classico dei classici surf, ovviamente ispirato alla versione di Dick Dale. Per questo pezzo abbiamo lasciato da parte la Stratocaster che ha fatto da padrona per tutto l'EP e abbiamo dato spazio allo strumento di Link Wray: l'ultima strofa sarebbe stata impossibile su qualsiasi altra chitarra e infatti è suonata sull'ultima ottava di una Danelectro Guitarlin, la chitarra vintage dalla tastiera talmente lunga da raggiungere il registro di un mandolino!


La Danelectro "Guitarlin", con dietro suo fratello "Longhorn":
impossibile raggiungere senza di lei le vertiginose altezze delle ultime battute 
della nostra versione di Misirlou.